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10 DOMANDE A..... ANDREA MAJA

19.02.2014 09:50

 

 

Partendo dal primo maestro storico Roberto Soffici, passando dai Fratelli La Bionda e DD Suond, nel 2004 Andrea Maja scrive e compone il suo primo
album intitolato “Andrea Maja” con la produzione di Roberto Casini (ex Steve Rogers Band e autore di Vasco Rossi di brani come "Gabry", "Senorita", "Tutta colpa del Wiskey") per Cassiopea Music/ SonyBMG sotto l'editore Warner che presenta l'artista al pubblico con parole significative: "Disco d'esordio in grande stile per Andrea Maja. Nella più pura forma del rock italiano, Andrea Maja è un'artista capace di conquistare il pubblico in modo mai banale e scontato".
Il disco ottiene ottime recensioni: "Cantautore Rock che si muove all'interno di un mondo fatto di storie, sogni vissuti e da vivere, il suo manifesto artistico, riff di chitarra semplici, ma efficaci, miscelati a un testo generazionale" (Tribe); "Maja esplora sonorità pop con sensibilità e grinta, collocandosi in quel solco fra canzone d'autore/ commerciale che rappresenta una delle poche novità sul mercato in questi ultimi anni" (Musica e Dischi).
L'album debutta nelle radio italiane con la canzone d'amore "Sarai Soltanto Te" che ottiene ottimi risultati grazie anche alla diffusione del videoclip da parte dei maggiori canali musicali (All Music, MatchMusic e delle altre emittenti satellitari tematiche). Il brano viene inserito nella fiction "Il Capitano", produzione RAI, come colonna sonora dei momenti sentimentali della sceneggiatura. 
Il primo album vanta inoltre la partecipazione di Loredana Bertè nel brano "A me piace" (secondo singolo dell'Album, stampato da Sony anche in confezione singolo speciale, molto ricercato tra l'altro dai collezionisti di Loredana Bertè), nata da una spontanea collaborazione in studio tra i due artisti.
E’ il 2009/2010 e inizia per Andrea il lavoro per il secondo album Dopo una lunga pre-produzione con i suoi musicisti, l'album viene registrato al Bunker Studio di Milano sotto la direzione artistica di Paolo Agosta e dello stesso artista, riversato e completato nei suoni al Massive Arts di Milano con la collaborazione di Marco Barusso.
Esce in anteprima digitale con grande anticipo “Una sigaretta”, il singolo di lancio del nuovo lavoro che anticipa l'uscita dell'album a sua volta rappresentato oggi da "Insieme a te" una ballad pop/rock autobiografica che racconta il cammino fatto fino ad oggi e si apre a un'aria piena di voglia di condividere la propria vita, secondo Andrea inutile senza gli altri.
Cantautore che si auto-definisce pigro, nonostante molteplici canzoni scritte e una gavetta che inizia molto presto, Andrea Maja ama più a parte artistica,
spesso discordante con la parte manageriale per il suo carattere poco affine a considerare una canzone qualcosa che possa esser visto come un prodotto posato sopra una mensola. 
Il ritardo dell'uscita dell'album poi la dice lunga su Andrea, un album che doveva uscire nel 2011 e che, causa la scomparsa prematura del suo affezionato cane, una labrador meravigliosa, Andrea ha deciso di sospendere tutto. Oggi, dopo che Sioux (labrador nera), gli ha partorito in casa propria una femmina bianca Andrea ha deciso che era il momento di tornare a respirare.
 

 

 

1. Quando hai sentito l'esigenza di dedicarti alla musica?

Non l'ho mai sentito, ci siamo incrociati per caso, nacque la mia nipotina e decisi di imparare a strimpellare per lei per gioco. Poi una cosa tira l'altra, scrissi "Bimba" non certo immaginando che un giorno sarebbe finita in un disco con musicisti professionisti a suonarla e da li trovai piacere a metter in musica cose che mi succedevano, esperienze, urti e gioie mascherandole in canzoni a volte volutamente arrabbiate, a volte favoleggianti alla "sono solo canzonette" perchè alla fine la musica è libertà, una delle rare cose che nessuno ti impone di ascoltare e che vive libera di esistere. Era il mio "social" insomma, la chitarra il diario. Senza la sua nascita mai avrei preso in mano una chitarra, all'epoca avevo altri interessi. Lei è stata una benedizione perchè mi ha dato modo di scoprirmi di più e conoscermi meglio attraverso la musica, la maledizione me l'ha data quando la gente a iniziato a prendermi sul serio (produttori, ecc...) cosa che io tendo giornalmente a non fare perchè preferisco resti qualcosa di puro e non imposto, spigendomi in un mondo (ambiente musicale in senso stretto di marketing) con cui fatico ad andare d'accordo. Non sarei mai in grado di fabbricare canzoni a richiesta, a volte sento/leggo che c'è chi scrive anche dieci canzoni al giorno e rimango decisamente perplesso, facendo un calcolo se mi trovassi con 300 canzoni in un mese dovrei aver vissuto altrettante esperienze che mi han dato voglia di scriverle sul diaro, troppo pigro, troppo "Orso" per questo ritmo.

 

2. Chi ti ha sostenuto nella tua scelta?

Tutti e nessuno. Diciamo pochi ma buoni quelli presenti anche nei “ omenti no” e per i quali ci sarò sempre, tanti quelli sul carro nei "momenti si". Ma fa parte del gioco in ogni tipo di settore, si impara anche a capire meglio se stessi e con chi si vuole vivere nel quotidiano, sono abituato a fidarmi sempre di tutti e pagarne volentieri le conseguenze, alla lunga paga perchè si trovano amici veri . "Professionalmente" maestri come Roberto Soffici, Valeriano Chiaravalle (e padre), i fratelli La Bionda, Andrea Lo Vecchio (grandissimo autore) e Roberto Casini (autore di Vasco) mi hanno insegnato tanto e mi hanno anche permesso di scontrarmi alla pari con loro perchè nella musica leggera, da cantautore, non c'è una scienza esatta, non esiste un metodo, esiste solo il maestro in grado di farti muovere lo stomaco al punto di scrivere davvero ciò che senti in quel momento. E poi col mio caratterino  andare d'accordo non era facile, quindi mi hanno anche sopportato. Sono uno che un giorno non ha più voglia e il giorno dopo vuole fare duecento cose, quindi non è facile gestire la situazione. Non credo sia bipolarismo, son proprio guasto di mio. Quando persi la mia cagnetta (labrador) per malattia qualche anno fa mollai tutto, disco in uscita, tutto. Piansi per mesi e ancora adesso sogno di stare con lei e mi sveglio distrutto, incazzato con il cielo. Non doveva portarmela via, eravamo una sola cosa, quando andrò lassù sentirete tuoni e fulmini.


3. I tuoi primi passi nel mondo della musica? Raccontaceli!

 Come detto precedentemente, tutto per caso, scrivevo le mie prime canzoni e le cantavo dove capitava, poi un signora che porto nel cuore - che spesso mi sentiva - mi mandò dal primo maestro sopra citato Roberto Soffici. Andai convinto di essere segato all'istante al provino e invece mi prese con sè. Da li in poi tanta gavetta, tanti rospi mandati giù, nuove esperienze, qualche proposta indecente rifiutata (musicale intendo eh...) tanti momenti no della classica frase "la musica è in crisi", tante promesse non mantenute e cosi via. Oggi dopo quanto passato mi interessa poco se la musica è in crisi o meno, mi piace fare la mia e basta, liberare dalla mia stanza le canzoni dove posso, in radio, in rete dove capita, ognuna troverà la sua casa e le persone giuste, troverà anche chi le tratterà male basta che io non lo sappia perchè mi fa arrabbiare, dovrei accettarlo come è normale che sia, ma mentirei a dire che non mi girano. Sono uno di quelli che quando gli domandano "hai visto ieri quel programma tv che schifo?" rispondo "ma ti hanno costretto a guardarlo?".


4. Qual  il tuo genere musicale?

Sono un cantautore quindi vivo di momenti. La musica mi piace tutta, non c'è un genere. A volte ho bisogno di innamorarmi con qualcosa di sentimentale, a volte devo sfogarmi e scrivere con chitarrre elettriche cattive psicanalizzandomi. Fortunatamente conosco musicisti che mi capiscono al volo e quando sentono un brano han già capito dove voglio arrivare anche se ho dei modi di spiegare il mio obiettivo che li fa impazzire. Ora mi sto esponendo, grazie alla grande collaborazione di Roberto Mantovani, anche in Spagna e con lo spagnolo. E' una situazione che mi stimola parecchio, amo la pronuncia e mi piace sapere che le mie canzoni hanno ancora più strade di prima da prendere e persone nuove da incontrare. Le mie canzoni, non io, loro vengono prima di tutto.


5. Quali artisti hanno inflenzato la tua scelta musicale?

Tanti e tutti cantautori di base italiani e non. Non sono e non sarò mai un cantante e come tanti cantautori surroghiamo ciò che non abbiamo come strumento principale la scrittura e la voglia di raccontare qualcosa, anche in una ballata allegra fra le righe si possono trovare concetti seri mascherati di ironia. Tanto per fare l'esempio estremo, una coma Mina potrebbe cantare anche le pagine gialle che farebbe un successo grazie alla sua voce che ti penetra. Il cantautore deve farsi spazio con ciò che ha dentro.



6. Cosa ne pensi dei Talent Show che stanno spopolando negli ultimi anni?

Se devo essere sincero non li amo. Sono nato nell'epoca in cui la gavetta si faceva senza telecamere a riprenderti anche quando ti gratti. Dove contava solo quello che avevi scritto e non il fatto di diventare prima noto a furia di passare in tv e solo dopo fare un disco di conseguenza. Dove c'ero io o uscivi o nessuno sapeva chi fossi.
Ci sono dei meccanismi nel lavoro del cantautore che sono intimi, personali, la tv non potrà mai realmente trasmetterli, dovresti nascondere le telecamere perchè la sola presenza cambia il comportamento, lo inquina. E poi i giudici... vi ho detto che mi arrabbio se uno tratta male una mia canzone, figuriamoci in tv con un giudice... non è questione di "ho ragione io per forza" semplicemente per me una canzone è una canzone, ti piace l'ascolti, non ti piace ascolti altro. E' tanto semplice. Il talent vuole che si crei lo scontro, che qualcuno "goda" per un eliminato... non so... faccio fatica a vedere fazioni o gare nella musica. Se ascolti rap non puoi sentire pop rock? ma chi l'ha detto? Io passo dagli ACDC a Battisti nelle mie playlist oppure ascolto Jeeg Robot D'acciaio con il mio nipotino e canto insieme a lui con lo stesso piacere.
Credo che i talent siano più consoni per i cantanti, per quelli che non si perdon un karaoke in un locale, insomma per chi ama cantare e basta e quindi farsi vedere e stare al centro dell'attenzione. Il cantautore vive diversamente tutto questo, il cantante al massimo se la prende con la canzone se non va bene, il cantautore l'ha scritta e sente maggiormente bisogno di proteggerla perchè ne conosce le origini e l'intimità. Sia chiaro... senza prendersi poi troppo sul serio tutti... che non farebbe male.
Ma alla tv che crea "cantautori" non ci credo. Semmai se qualcuno è uscito vivo la tv non è riuscita a distruggerlo con un talent.


7. Cos' la musica per te? 

Andrea che scrive canzoni è l'Andrea che vorrei essere sempre (ora parlo pure in terza persona...) Ma non è così ovviamente, c'è anche l'Andrea insopportabile che mando a quel paese allo specchio la mattina e tutti i problemi quotidiani come ogni persona. La musica è l'ora d'aria dalla prigione di me stesso.



8. Progetti futuri?

Cassetto pieno, non basterà mai il tempo a disposizione, ma ne farò il più possibile e sopratutto con lo spirito del gioco perchè già ci pensa e ci ha pensato la vita a mettermi di fronte a realtà ben più dure, la musica mi deve dare ossigeno e voglia di esperienze, se mi si inquina anche quella ne faccio volentieri a meno.


9. Il cantante o cantautore che più ti piace (recente o del passato)?

Loredana Bertè (come potrei non citarla, voce assurda, intensa, graffiante, madrina del mio primo disco, un'amica in quel momento della mia vita fondamentale a darmi forza). Adoro Irene Grandi, ogni volta che la incontro per caso non posso fare a meno di farci due chiacchiere... ha negli occhi qualcosa che conosco, è un'anima pura e disperata come la mia (almeno è quello che penso, magari se legge mi denuncia) e Gianna Nannini, altra bordeline che sento mia, che sento vera. Poi cantautori lista infinita... Vecchioni, Vasco, Venditti, Battisti, Bennato, Bob Dylan, Bob Marley, Dalla, Fortis, Zero... potrei andare avanti ore rischiando di dimenticare qualcuno che ascolto sempre.



10. Abbandoneresti l'Italia per vivere un'esperienza musicale all'estero?

Come scritto sopra si è aperta un strada in lingua spagnola e che quindi oltre la spagna, essendo lo spagnolo/portoghese la lingua più parlata al mondo, potrebbe diventare molto interessante come esperienza. Per ora siamo solo all'inizio ma non è una questione di abbandonare l'Italia. Scriverei sempre canzoni anche in italiano, semmai è un opportunità in più per sentirsi cittadino del pianeta e non di una piccola parte, quindi andrei all'estero volentieri a vivere nuove esperienze, non mi ha mai spaventato l'ignoto, mi spaventa di più la routine e la noia, il tempo che passa senza cambiamenti.